PARITA’ DI GENERE E PNRR
Agenda Europa 2030 con i suoi 17 Goals, al nr.5 troviamo la “Parità di genere”, ancora molto lontana, stando al Global Gender Gap Report del 20/06/2023: nessun Paese ha ancora raggiunto la piena parità di genere. L'Islanda occupa la prima posizione, a seguire Norvegia e Finlandia. In ultima posizione c'è l'Afghanistan. L'Italia si posiziona al 79esimo posto su 146 Paesi, dopo Georgia, Kenya e Uganda. Il punteggio dell'Italia è peggiorato rispetto all'anno precedente di 13 posizioni. Il primo passo promosso per la parità di genere ha origini ben più lontane dell’Agenza Europa 2030, inizia nel 1957 con Il Trattato di Roma, in cui viene riconosciuta l’uguaglianza tra sessi, per poi proseguire nel 1961 a Torino con la Carta Sociale europea, conferma e contenuta successivamente nel Trattato di Maastrich nel 1992, per il riconoscimento del diritto alla pari opportunità e di uguale trattamento nell’accesso del lavoro, maggiormente enfatizzato nel 1993 con il Trattato di Amsterdam.
Mi piacere oggi, nel 2023, confrontarmi con un sociologo per esaminare i cambiamenti avvenuti nella società a seguito di questo percorso, ancora in svolgimento, dato che gli effetti si sono manifestati trasversalmente in tutti gli aspetti: economico, sociale e culturale, modificando sostanzialmente gli equilibri delle famiglie e del tessuto economico.
C’è da chiedersi perché questo percorso sia ancora lontano dalla sua conclusione e perché l’Italia sia retrocessa e cosa si sta facendo.
Su quest’ ultimo punto dev’essere menzionato il PNRR, emanato al fine sbloccare i fondi europei del Next Generation EU, istituiti per aiutare i paesi a fronteggiare gli anni pandemici Covid e la ripresa economica. Il PNRR è diviso in 6 Missioni e 16 componenti, il cui elemento comune è l’inclusione di genere con specifiche politiche per le donne in materia di competenze STEM (settore tecnologico, scientifico, ingegneria e matematica) dove la presenza femminile è ridotta; per incentivare la partecipazione al mondo del lavoro; contrastare l’abbandono del lavoro a seguito della maternità e ridurre le disparità salariali.
Sono stati definiti i parametri da rendicontate e gli indicatori KPI da valutare, per le micro, piccole, medie e grandi imprese per Certificare la Parità di Genere (GU del 3 maggio 2022). https://www.odcec.roma.it/files/2022_Documenti/Guida_Certificazione_di_genere.pdf
La certificazione si ottiene tramite i certificatori accreditati Accredia, ed erano previsti incentivi per le imprese che acquisivano le Certificazione entro il 31/12/22, con una decontribuzione per l’anno 2023, ed infine un contributo per le micro e PMI di 2.500 per assistenza tecnica e 12.500 a copertura delle spese di certificazione.
La certificazione include le 6 aree strategiche di valutazione: cultura e strategia; governance; processi di gestione delle risorse umane; opportunità di crescita; equità remunerativa; tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro, su cui le imprese sono chiamate a dare informazioni trasparenti e veritiere.
Una mia valutazione invece parte da un passo indietro, mi chiedo perché prima di definire le norme ed impiegare i fondi, la Pubblica Amministrazione non raccolga informazioni in merito alle vere necessità dei contribuenti.
Nei miei studi sulla Sostenibilità trovo in primo piano il dialogo ed il coinvolgimento con gli stakeholder per definire le priorità e mi chiedo se non sia tenuta anche la Pubblica Amministrazione perché ad esempio, invece di destinare fondi del PNRR ad incrementare il congedo parentale per i papà, da un assesment stakeholder potrebbe risultare un interesse maggiore ad avere una convenzione delle aziende con asili nido o con cooperative per baby sitter, o con operatori OSS per chi ha i genitori da accudire ed i fondi destinarli quindi alle aziende che si adoperano per questo servizio.
Mia opinione è che in Italia la cultura sulla famiglia sia molto radicata, più che nei paese nordici che svettano nelle classifiche sulla Parità di Genere, difficilmente il ruolo della donna, la cui peculiarità è la capacità di agire trasversalmente in tutte i ruoli che ricopre durante le giornate, possa essere sostituita con un congedo parentale, io reputo che la vera parità di genere la si possa ottenere solo accettando questa diversità di ruoli, quando sono una scelta e non un’imposizione, ed organizzando la società su questo modello (come avere mezzi pubblici che permettano di salire con un passeggino, servizi scolastici mancanti che non obblighino a scegliere se recarsi in ufficio o fare il giro delle scuole per portare i figli e gli esempi sono infiniti)